Here's
GENOVA
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Sapore di clinto (decima parte)
"Riepilogando: finora abbiamo saputo che
Bruno Spagnolo è stato ammazzato con un colpo di tubo in faccia
o, per meglio dire, sul collo; che la direzione del colpo, la forza con
la quale è stato vibrato ed un pacco di altri particolari, hanno
permesso di stabilire che è stato ucciso da una persona di sesso
maschile o, al limite, da una donna particolarmente robusta; che l'assassino
era alto, più o meno, quanto lui. Questo, tra l'altro, esclude
Schiavoni, il quale è notevolmente più basso di Bruno. Inoltre
sembra che l'omicidio non fosse premeditato, vista l'arma, ma che chi
ha preso quel pezzo di tubo in mano, quando ha colpito, lo ha fatto con
la precisa volontà di uccidere; concludendo, l'assassino doveva
avere discrete conoscenze di anatomia, altrimenti gli avrebbe semplicemente
dato una botta in testa. Fila il discorso, finora?" ================================ Fine modulo 28 ======================================= |
"No, assolutamente. Mi è sembrato
che riprendesse coraggio, dopo la tua interruzione, ma non ricordo cosa
stesse dicendo". Il giorno dopo s'incontrarono di mattina, essendo
Gianni occupato nel pomeriggio, e si diressero verso l'ufficio di Flavio
Spagnolo. Mentre vi si recavano, Gianni richiamò l'attenzione dell'amico. Vennero accolti da Renata Spagnolo, alla quale
propinarono la collaudata panzana dei due scrittori di gialli i quali,
mancando di esperienza, hanno intenzione di seguire, se la signora non
ha niente in contrario, la falsariga del caso Spagnolo. Lasciata l'abitazione degli Spagnolo, i due
amici si diressero al Tonitto, che era poco lontano, per fare il punto
della situazione e per bere qualcosa. ================================ Fine modulo 29 ======================================= |
Dopo
le telefonate raggiunse l'amico. Erano le regolamentari novemenocinque, quando i due amici si rividero. In un quarto d'ora raggiunsero il più vicino casello dell'autostrada e Giorgio imboccò la rampa per Sestri Levante ("E' che a Sestri fanno un ottimo caffè", spiegò, serafico, una sera che Gianni si lamentava per la monotonia di quel tratto di autostrada). Certo! Lui si era ammazzato di lavoro per quattro
anni, per sfondare nella professione, per poter dare a Giovanna tutto
ciò che lei chiedeva e, ora, quella troia era stanca e se ne andava!
Lui che aveva, come un coglione, sacrificato i suoi anni migliori, per
lei! E quella stupida puttana che, quando lui arrivava a casa stanco,
preoccupato, mai che gli dicesse bravo, che lo consolasse, che lo coccolasse
un po'. Così c'era stata Fernanda, e poi Elisabetta (che culo fantastico,
quella!) e poi... e poi le professioniste, sempre pronte ad apprezzarlo
per quello che era! Come la vettura raggiunse la discreta velocità
di cento all'ora, Giorgio sollevò leggermente il piede dall'acceleratore
per regolarizzare l'andatura, si sistemò più comodamente
sul sedile e parlò. A quell'ora, Titta stava leggendo una rivista,
quando squillò il telefono. Rispondendo, fu felice di sentire la
voce di Filippo Maria, un caro amico suo e di Giorgio. Ormai la Range Rover era affiancata alla 127
e Giorgio, guidato da un oscuro istinto, aveva definitivamente levato
il piede dal pedale dell'acceleratore. ================================ Fine modulo 30 ======================================= |