Olcese
pigiò brevemente il pulsante del citofono e, dopo una breve attesa,
sentì la piacevole voce di una giovane donna chiedere chi fosse.
"Sono il commissario Olcese della Questura. Dovrei porre alcune domande
alla signorina Cinzia Righetti, se è in casa".
"Sono io ma, per favore, faccia inquadrare il suo tesserino alla
telecamera; è alla sua destra".
'Potenza dei soldi' pensò Olcese, mentre tirava fuori il tesserino
e lo mostrava al freddo occhio della telecamera. Quasi subito sentì
uno schiocco attutito, allora spinse il massiccio portoncino di legno
ed entrò nel giardino.
Si trovò davanti una magnifica ragazza con lunghi ed ondulati capelli
neri; alta quasi quanto lui, sul metro e settantacinque, aveva una bocca
sensuale, un nasino delicato leggermente all'insù ed occhi verdissimi
che sembrava risplendessero di luce propria; il tutto racchiuso dall'ovale
purissimo del viso.
Il corpo snello aveva tutte curve giuste (senza esagerazioni, come piaceva
a lui) ed al loro giusto posto.
Unici particolari che stonavano, sul volto della ragazza, erano gli occhi
arrossati di chi ha pianto molto ed un insano pallore del viso, già
ambrato dalle prime esposizioni al sole ormai caldo.
Prima che Olcese parlasse, gli diede una stretta di mano decisa ed asciutta
(quanto il commissario odiasse quelle strette di mano umide e mollicce,
era addirittura oggetto di battute in questura; soprattutto dopo che Olcese
aveva definito una di quelle strette "come stringere un gatto morto
annegato") e, con voce ferma, si presentò: "Sono Cinzia
Righetti. Scusi la diffidenza, ma sa, di questi tempi..."
Il commissario annuì brevemente, sorridendo, e si presentò
a sua volta.
"Sono il commissario Antonio Olcese della questura; gradirei farle
delle domande su ..."
La ragazza annuì e lo pregò di seguirlo all'interno senza
fargli neanche concludere la frase. Venne condotto in un soggiorno arredato
con mobili modernissimi e con quelle poltrone soffici e bassissime che
detestava. Il detestarle non gli impedì, comunque, di sprofondare
in quella che gli indicava la giovane e ritrovarsi, perciò, con
le ginocchia a pochi centimetri dal naso.
"Signorina, capisco quanto le possa costare rispondere alle mie domande,
ma sono costretto a farle, lei mi capirà..."
"Capisco, commissario, e sono pronta a rispondere. Ma prima, gradisce
qualcosa da bere? Non faccia complimenti, con la scusa che è in
servizio". Era una ragazza padrona di sé ed Olcese aveva l'impressione
che fosse dotata di molto senso pratico.
La giovane tornò, poco dopo, con due Tuborg e due bicchieri su
un piccolo vassoio di legno; versò le birre, avendo cura di non
fare schiuma, ne porse un bicchiere ad Olcese e si sedette, compostamente,
su un'altra poltrona.
Il commissario lasciò trascorrere qualche minuto, assaporando la
fresca bevanda; poi venne al dunque.
"Bene, signorina, vorrei che lei mi parlasse di Bruno Spagnolo. Ho
saputo dalla madre che lei era la sua ... fidanzata e, quindi, vorrei
che mi raccontasse tutto quello che sa di lui: i suoi gusti, le cose che
amava e quelle che odiava, i suoi progetti, tutto, in una parola. Scusi
la domanda così vaga, ma l'unica immagine che ho di lui è
quella che mi hanno dato i genitori; ma sa, i genitori di solito..."
La ragazza fece una breve pausa per riordinare le idee, poi rispose.
"Io, Bruno, l'ho ... l'avevo, cioè, conosciuto in casa di
amici, ad una festa. E' stato nel dicembre dell'anno scorso, credo la
sera dell'Immacolata. Ci siamo trovati simpatici; io ero libera da una
settimana, dopo essere uscita per un pò con uno, lui era stato
piantato
da una ragazza circa venti giorni prima; così, prima di Natale,
ci siamo trovati a fare coppia fissa. Era un pò timido, taciturno,
introverso, ma gli volevo bene: era dolce, affettuoso, sempre pronto a
dire quelle cose che una ragazza ama sentirsi dire. L'unica cosa che non
mi andava tanto, era la sua assoluta mancanza di umorismo ed il suo voler
essere sempre il primo, il migliore. I suoi erano riusciti a farlo riformare,
così non aveva fatto il militare. Stava studiando ingegneria e
voleva specializzarsi in elettronica per poter, un giorno, essere alla
testa dell'azienda del padre, la "Flaspan Institute of Technology
essepià"; è una fabbrica di banchi didattici elettronici
ed è chiaro che, avendone le capacità, una laurea in elettronica
era utilissima. La nostra relazione non ha storia: dopo quindici giorni
ci è capitata l'opportunità di fare all'amore e lo abbiamo
fatto. Non era quel che si può definire un'amante impetuoso, ma
lo si faceva. Una persona calma, ponderata, calcolatrice nonostante i
suoi vent'anni. Se le potesse interessare era anche un bel ragazzo. Comunque,
commissario, Bruno Spagnolo era tutto qui".
Cinzia bevve un altro sorso di birra e guardò Olcese negli occhi.
Lui si sorprese ad abbassare lo sguardo: effettivamente quella ragazza,
con la sua semplicità e con la sua franchezza lo spiazzava.
Riflette un istante, bevve anch'egli un sorso di birra e cercò,
oziosamente, di capire il colore degli occhi della ragazza: notò,
infine, che erano screziati da pagliuzze d'oro.
"Adesso mi dica: Bruno si interessava di politica?"
"Commissario! Bruno non sapeva neanche i nomi dei partiti, a momenti!
No, no, niente politica; anzi, litigavamo per questo suo disinteresse
... Perché io ritengo che la nostra generazione debba lottare per
fare un mondo migliore e ... ma forse questo non le interessa, lei non
è mica venuto qui per ascoltare le mie idee politiche!"
"No, no, continui invece, la prego: mi interessa moltissimo sapere
come la pensano gli altri, mi aiuta a non fare facce strane quando sento
certi discorsi". Accompagnò la frase con un caldo sorriso;
la ragazza, a sua volta, fece un sorriso divertito ed annuì.
"Come vuole, basta che poi non si penta. Dicevo che dobbiamo lottare,
ma non come i Nap o le BR, bensì con le idee e l'esempio. Solo
così si potrà ottenere un mondo di individui più
uguali di quanto siano ora. Ognuno, per esempio, dovrebbe avere le stesse
chances nella vita, senza riuscire solo perché è figlio-di-papà,
ma solo grazie alla sua intelligenza ed alla sua buona volontà.
E ciò in un mondo dove la libertà di un individuo finisce
dove comincia quella degli altri. Le sembra valido, anche se utopistico,
il discorso?" Domandò Cinzia al commissario, preoccupata ed
imbarazzata dagli occhi sgranati e dall'espressione stupita di Olcese.
"Sì, sì ... solo, volevo chiederle: è farina
del suo sacco, questa, o lo ha ripreso da qualcuno? Sa, questa sua esposizione
mi ricorda una certa persona".
La giovane lo guardò con un'espressione tra il divertito ed il
preoccupato.
"Mi prometta che non lo arresta: erano le idee del mio ragazzo di
più di tre anni fa, si chiamava Giorgio Zanelli".
Olcese si pentì mentre la diceva, ma ormai gli era scappata. E
Cinzia, sentendo quella notissima parola genovese, non precisamente elegante,
rimase come schiaffeggiata. Il commissario assunse un'aria molto imbarazzata
e mormorò uno "scusi" che appena si sentì.
La ragazza, timidamente, cercò di capire il motivo dell'inattesa
reazione con un'accavallarsi di domande.
"Ma... sì, cioè... come dire... lo conosce? Cioè,
ha avuto a che fare con la questura? E' nei casini?"
Vedendo l'espressione preoccupata della giovane, Olcese si trovò,
suo malgrado, a riderle fragorosamente in faccia.
"Non ha smesso di volergli bene eh, signorina? Non si preoccupi:
conosco quel lazzarone perché abita accanto a me ed è un
mio carissimo amico."
La risposta che ottenne, sembrò uscire dalle gelide profondità
di un potente congelatore.
"Questi sono affari che temo non possano riguardarla minimamente,
commissario; comunque, del Signor Zanelli ..." e pronunciò
il "signor" con la maiuscola "... non mi interessa assolutamente
niente. Lei, dottor Olcese, è venuto in questa privata abitazione,
senza esibire un regolare mandato e mi ha sottoposta ad interrogatorio,
senza che un legale di mia fiducia potesse fornirmi la sua assistenza.
Io, tuttavia, ho risposto alle sue domande per pura cortesia, cortesia
che, però, non la autorizza a fare illazioni di sorta sulla mia
vita privata!"
'Pesa, incarta e porta via' pensò Olcese, che si sentì sprofondare;
non che le obiezioni della ragazza fossero formalmente esatte (chi aveva
chiesto notizie di Giorgio?), ma la lezione gli sarebbe servita per ricordarsi
il comportamento di una persona civile!
"Le chiedo infinitamente scusa, signorina: io non volevo ... vabbé,
lasciamo perdere. Vuole essere, ora, così gentile da voler continuare
questa conversazione così, alla buona, o preferisce che mandi il
mio brigadiere a raccogliere una sua regolare deposizione?"
"Per carità, basta poliziotti per casa, andiamo avanti!"
Olcese ebbe l'impressione di scorgere l'ombra di un sorriso ironico, sul
volto della giovane, ma non ci avrebbe giurato.
"Come crede e ... mi scusi ancora. Ora vorrei farle una tipica domanda
da poliziotto, se lei mi permette: come ha trascorso la serata e la prima
nottata del ventidue scorso?"
"Commissario, mi aspettavo che lei mi chiedesse se avevo un alibi
per la sera del ventidue maggio millenovecentosettantasette, con le lampade
in faccia e tutto il resto, non una domanda così timida!"
Sorrise e fece la battuta per far capire ad Olcese che aveva accolto le
scuse e che gradiva il tono informale del colloquio.
"E' solo una domanda rituale, ma non vedo perché dovrei farla
come un detective da film poliziesco; anche i poliziotti hanno un'anima
e sensibilità e tutto il resto come le persone normali. O quasi".
Accompagnò la frase con un rapido sorriso.
"Touché! Comunque, quella sera, sono stata ad una festa in
casa di una mia amica. Da sola, Bruno mi aveva detto che non si sentiva
bene".
"Va bene; adesso dovrò continuare con le domande su Bruno,
tanto per conoscerlo un po' di più. Lei, signorina, saprà
meglio di me che nella zona c'è gente ... sì, insomma, non
è proprio che buchi, che usi roba pesante, ma ... sì, beh,
magari uno spinellino ... sa, tra amici..."
"Non credo: Bruno era troppo 'quadrato' per certe cose. Lui, anzi,
disprezzava i drogati. No, è assolutamente da scartare".
Disse drogati come Olcese avrebbe pronunciato lebbra o rogna, con disgusto
ed imbarazzo, guardando il commissario, che aveva fatto la ripugnante
ipotesi, con lo stupore degno del caso che gli fossero spuntate le ali.
Olcese cancellò, mentalmente, l'ipotesi droga.
"Allora proviamo a cercare qualcos'altro. Lei, poco fa, ha detto
che Bruno non si poteva definire ... un amante impetuoso, ha usato queste
parole. Non voglio assolutamente fare basse insinuazioni fini a se stesse
ma, nel mio lavoro, devo prendere in esame qualsiasi ipotesi, lei mi capisce.
Sì, insomma, non è che, alle volte, Bruno Spagnolo fosse
... un po' diverso?"
"No, non ho mai avuto motivo di sospettare niente del genere. Bruno
era un timido, forse, ma non sempre; se, però, le basta questo
per giudicare uno un omosessuale ... siamo in buone mani!"
Cinzia aveva cominciato il periodo con voce pacata, ma poi si era man
mano infervorata tanto che, ad Olcese, quel "mani" sembrò
una frustata in viso.
"Signorina! Non si scaldi tanto! Era soltanto un'ipotesi come un'altra!
Mi scusi, sa, ma io il suo fidanzato mica lo conoscevo!"
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