Here's
GENOVA
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Sapore di clinto
La vostra curiosità è davvero irrefrenabile! Se siete arrivati fino a questa pagina web, forse volete saperne di più sul romanzo che ho pubblicato nel lontano 1982, con il parziale contributo di un amico che non ama apparire ed è, quindi, indicato solo con le inziali P.R. La cosa più giusta da fare, quindi, mi è sembrato darvi l'opportunità di leggerlo qui, visto che le 2000 copie di tiratura iniziale (drammaticamente a nostre spese!) sono esaurite da un pezzo! Che dirvi, se non buona lettura? N.d.W.: essendo Sapore di Clinto un romanzo non diviso in capitoli, ma scandito solo da paragrafi, per facilitarvi la lettura l'ho diviso in "moduli", ognuno dei quali è il testo di 4 pagine del libro; per non fare, poi, una colossale pagina web unica, ho messo solo 3 moduli per ogni "parte", che potrete raggiungere cliccando sugli appositi links. (man mano che le parti saranno disponibili, i links passeranno dall'arancio al blu; come sempre, stiamo lavorando per voi!!) |
Ogni riferimento a persone
o avvenimenti realmente accaduti è da ritenersi assolutamente casuale
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SAPORE
DI CLINTO
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L'appuntato
Naria posò il fumetto 'per soli uomini' "Proprio sul più
bello!" sbuffò, borbottò un accidenti e sollevò
la cornetta.
Quasi
subito la piccola colf filippina entrò, pallidissima, nell'elegante
soggiorno ed annunciò, a bassa voce, la visita di un "Signore
della Polizia"; poi si girò e corse in cucina, singhiozzando. ================================ Fine modulo 1 ========================================
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Flavio
afferrò al volo Renata mentre cadeva svenuta (anzi, era venuta meno:
sono le serve a svenire!), chiamò la colf dicendole di far accorrere
il dottor Schiavoni, il medico di famiglia, prese la giacca e, bianco in
volto, mormorò un flebile "andiamo". Preferiva essere fuori di casa quando Renata sarebbe rinvenuta: era cosi isterica, in certi momenti... Olcese lo guardò e gli dedicò uno sguardo di commiserazione; pover'uomo, non lo invidiava di certo, in quel frangente ... Lo fece salire sulla Giulia biancazzurra e mormorò al conducente "all'obitorio"; la volante si mosse sulla ghiaia del vialetto ed uscì nella via. Il commissario
lasciò Spagnolo fuori dall'obitorio. Era stato orribile: i resti
sfigurati e carbonizzati di quel ragazzo, Olcese non li avrebbe scordati
facilmente. Il padre ne aveva fatto il riconoscimento formale grazie al
Rolex da polso ed a due otturazioni dentarie appartenenti al suo Bruno.
Arrivato
all'"Istituto di Medicina Legale dell'Università di Genova",
come pomposamente veniva definito l'obitorio da una targa di travertino
posta a lato dell'ingresso principale, chiese del dottor Urgu. Olcese
lasciò l'obitorio con un'espressione stranita. Urgu aveva notato,
nei famosi graffi, delle particelle di ferro ed inoltre, sotto l'orecchio
sinistro, aveva trovato un taglio abbastanza profondo che lo aveva fatto
pensare ad un tubo di ferro di circa dieci centimetri di diametro, probabilmente
un tubo Dalmine da ponteggi; il piccolo sardo aveva anche assicurato che
ferite del genere non potevano essere state provocate dall'incidente.
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"Sì,
ma ... sono due le cose che mi fanno incavolare: la prima, estremamente
marginale, è di ordine ... diremo così, filosofico: perché
si deve crepare ammazzati a vent'anni, quando uno non ha neanche ancora
cominciato a vivere?
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