A
partire dal quattordicesimo secolo, le ricche famiglie genovesi, dopo
aver approntato sontuose dimore urbane, decisero di realizzare fastose
ville fuori dalle mura -dove "villeggiare" nella bella stagione-,
facendole realizzare dai migliori architetti dell'epoca ed abbellire dai
migliori artisti che, a volte, venivano convocati anche da lontane terre
(vedi i pittori fiamminghi, così attivi per le famiglie genovesi).
Nel corso dei secoli, però, la città si è estesa
fagocitando la campagna circostante e queste prestigiose dimore che, per
una scelta che ritengo principalmente economica, sono state negli anni
donate al Comune con i loro spesso deliziosi giardini, non raramente dotati
di piante esotiche. Essendo Genova costretta in un territorio avaro di
spazi, i parchi di queste ville sono stati aperti alla cittadinanza e
quindi tutti i genovesi hanno giocato a pallone (sfuggendo ai ferocissimi
vigili!!), hanno corteggiato, hanno passeggiato, riflettuto, conosciuto
ed incontrato persone "alla villetta". Non diversa è
la storia di villa Imperiale, nel quartiere genovese di San Fruttuoso
(tra l'altro vicina a villa Migone, dove è stata firmata la resa
dei tedeschi ai rappresentanti della Resistenza il 24 aprile 1945), che
conosco bene per esserci andato spesso a giocare da bambino (ed anche
mano-nella-mano con qualche amica, a ben ricordare...) Per avere informazioni
più precise sulla villa, comunque, vi rimando allo stralcio di
un articolo che preannuncia la riapertura al pubblico della villa e della
relativa biblioteca pubblica avvenuto il 20 gennaio 2006.
Da
Il Secolo XIX del 19 gennaio 2006
[...] La villa risale agli inizi del sedicesimo secolo, anche se la data
esatta della sua realizzazione non è pervenibile, ma è documentato
che nel 1502 Lorenzo Cattaneo, proprietario della villa, ospitò
il re francese Luigi XII.
Nel corso del seicento, il palazzo passò alla famiglia Salvago
e, successivamente, alla famiglia Imperiale che vi restò fino agli
anni venti del Novecento, per poi cederlo al Comune, che fino ad oggi
lo ha utilizzato [come sede di] scuole e biblioteche.
Al suo interno vi sono affreschi del Cambiaso e di altri autori (alcuni
conosciuti, altri anonimi) contemporanei dell'artista, come il "Concilio
degli Dei", realizzato dalla famiglia di pittori Calvi, le "Vicende
di Amore e Psiche" di autori sconosciuti, e affreschi sulle pareti
che raffigurano diversi paesaggi di quell'epoca.
Una delle stanze ha come pavimentazione un rivestimento di maioliche intervallate
da frammenti di azulejos (piastrelle decorate).
La storia della biblioteca è più recente e risale agli inizi
del Novecento, quando Gianluigi Lercari lasciò al Comune la sua
grande collezione di libri. [...]
Angelica Giambelluca
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